Il prato di Schiba
Il Presepe
Ogni Natale, l’ Associazione Incontri con la Natura per la Salvaguardia del Creato don Paolo Chiavacci inaugura il tradizionale presepio creato dai nostri soci all’ interno e all’ esterno della Casera Schiba, un antica stalla del ‘600 alle pendici del Monte Grappa, a 700 metri di altitudine.
La valenza naturalistica del prato di Schiba
Il prato del Monte Castel viene chiamato famigliarmente prato di Schiba per la presenza di una casera dedicata nei primi decenni del secolo scorso a una cavalla vincente, Schiba appunto, che faceva parte di una schiera di cavalli da trotto allevati in quella zona dalla famiglia Rossi di Crespano. Salendo in auto dalla castellana verso Pieve del Grappa possiamo osservare questo grande prato triangolare circondato dal bosco, con le sue due caserette divise da un grande abete solitario, di un bel verde, spicca nella fascia medio-montana a sud del Grappa dove altri prati sono ormai fagocitati dal bosco per l’abbandono della pratica dello sfalcio, difficoltosa per la pendenza e poco redditizia. Questo prato che possiamo definire magro semi-arido è usato per la didattica al Centro Chiavacci per la sua grande biodiversità.
Possiede una incredibile varietà di essenze botaniche a partire dalla bella Potentilla alba che punteggia di bianco il prato già dai mesi invernali, ma è da aprile che inizia la danza con la magnifica fioritura del Narciso, seguita dalla Filipendula regina dei prati, il superbo Lino di Narbonne color del cielo, il Garofano dei certosini, il Giaggiolo susinario, la Radicchiella dinarica, il Giglio rosso di San Giovanni, il Cirsio di Pannonia, il Fiordaliso di Triunfetti, tre tipi di Centauree, ben quattordici specie di orchidee spontanee, ranuncoli, margherite, sileni, trifogli e altre fioriture insieme ad un corteggio di graminacee tra le quali spicca la Barba d’oro, tipica di questi prati.
Questa biodiversità, risultato di un equilibrio tra natura e intervento umano, si è mantenuta e arricchita grazie alla pratica dello sfalcio a cui si dedica l’associazione “Incontri con la Natura Don Paolo Chiavacci” sotto la supervisione di Don Giovanni Scavezzon, instancabile fautore di questa “cura” dei prati, portata come esempio anche in Regione Veneto per la salvaguardia delle specie botaniche pregiate e riconosciuta dai botanici Cesare Lasen e Giuseppe Busnardo che hanno collaborato con il Centro Chiavacci. Dunque un grande patrimonio da preservare anche alla luce dell’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco, tanto cara all’associazione per i contenuti sulla salvaguardia del Creato che Don Paolo Chiavacci aveva anticipato in modo profetico negli anni settanta del secolo scorso.